Innovation in coaching

Porre l’apprendimento al centro per rimanere al passo con i tempi.

L’innovazione nel coaching

Rendere possibile ciò che sembra impossibile – è un’ambizione tanto inseguita nello sport quanto nei contesti organizzativi. Ovviamente esistono dei limiti. Tuttavia, definire il proprio obiettivo è indispensabile, non importa in quale campo o contesto si voglia raggiungere un traguardo. Avere una visione, vedere quella luce in fondo al tunnel, inoltre, ci indica la direzione e ci rivela la dimensione del processo che dobbiamo attivare a tal fine. Per rendere possibile ciò che sembra impossibile occorrono progetti di formazione continua che oltre le competenze specifiche allenano anche quelle trasversali dalle quali oggi non si può più prescindere.  Si pensi, per esempio, alla necessità di aggiornarsi e innovarsi costantemente che richiede costanza, cura del dettaglio, accurata gestione del tempo, teamwork, pensiero critico…che, appunto, si possono allenare.

Tuttavia, le soft skills spesso vengono considerate come qualcosa che non si può imparare se non assorbito in età scolare, finendo per venire considerate al di fuori delle proprie possibilità anche se è ormai la scienza stessa a smentire questa credenza. La capacità neuroplastica del nostro cervello, infatti, ci permette di “crescere” anche da adulti, cambiando ciò che viene percepito come condizione statica. Possiamo quindi affermare che le soft queste skills sono allenabili.

La regina tra le competenze trasversali è la capacità di apprendere che ci permette, appunto, di imparare tutto ciò che non sappiamo oppure non siamo ancora in grado di fare. L’allenamento di queste skills, pertanto, non può prescindere dalla costruzione della capacità di apprendere in qualsiasi momento e in qualsiasi circostanza.

L’approccio che promuovo nella formazione è, perciò, anche frontale, ma anzitutto

COSTRUTTIVO – COINVOLGENTE – DIVERTENTE – CREATIVO – EMOZIONANTE – SORPRENDENTE – COOPERATIVO – (AUTO) RIFLESSIVO – PRATICO – ESPERIENZIALE – FLESSIBILE – BASATO SULLA REALTÀ

Il Metodo

Sono 5 le fasi di cui si compone il processo di formazione:

  1. Analisi dei bisogni formativi e dei punti ciechi
  2. Progettazione
  3. Attuazione
  4. Valutazione dei risultati
  5. Follow-up

La cassetta degli attrezzi

Oggi numerose ricerche confermano come l’apprendimento passivo sia lo strumento meno efficace per costruire conoscenze e competenze efficaci e persistenti e che le aule classiche, a volte persino con banchi e sedie fissate sul pavimento con bulloni, inibiscono le energie necessarie per imparare. Chi non ricorda quei tempi seduti sui banchi di scuola o dell’università ad ascoltare insegnanti e formatori che, protagonisti assoluti dell’aula per via del loro sapere, spiegavano contenuti e somministravano nozioni, per di più astratte? Dallo sport, in analogia, possiamo citare allenamenti di routine e noiosi, di quelli che sono sempre stati fatti così e che vengono prescritti ripetutamente da allenatori direttivi, destinati a non provocare effettivi cambiamenti e miglioramenti.

Proprio da situazioni come quelle qui illustrate deriva l’importanza di un contesto che favorisca l’apprendimento, non lo inibisca e coinvolga i suoi partecipanti. Con le mani in pasta: così mi piace descrivere le situazioni in cui i discenti sono protagonisti e attivi costruttori dei loro apprendimenti e che, al fine di rendere efficaci, memorabili, attivabili e spendibili le competenze costruite, permettono di vivere con gioia e coinvolgimento emotivo la formazione. Le attività che propongo vanno, perciò tutte nella direzione di un coinvolgimento attivo e costruttivo. per cui utilizzo il profilo di prestazione, la scrittura di sé, il lavoro in gruppo, il gioco serio, lo storytelling, i test psicologici, il role play, il circle time e l’attività esperienziale outdoor.

Il profilo di prestazione nasce come strumento volto ad incrementare la consapevolezza dei soggetti a cui si rivolge. Viene costruito a partire da caratteristiche/qualità valutate dai soggetti come essenziali per eccellere nella pratica del proprio ruolo, e la definizione di elementi e etichette emerge dal confronto all’interno del gruppo. Grazie ad un format grafico “a bersaglio” di rapida lettura, tale strumento consente di rappresentare visivamente e in maniera immediatamente comprensibile le caratteristiche individuate e le auto-valutazioni dei soggetti.

Lo scopo della scrittura autobiografica è quello di diventare osservatore di sé stessi e, sulla base dell’auto-empatia, sviluppare la capacità di identificarsi con le persone del team di cui si fa parte attraverso lo strumento della scrittura di sé.  Ad esempio, se si riflette sulle situazioni in cui ci si sente valorizzati sul lavoro, è più facile capire quando colleghi e dipendenti si sentono a loro volta riconosciuti.

Le storie, specialmente quelle degli atleti, accendono l’immaginazione, scatenano emozioni, fanno riflettere e permettono di guardare alla situazione personale da una prospettiva diversa. Attingendo alle storie e alle esperienze personali e altrui, si può direttamente passare all’utilizzo della ruota senza doverla inventare da zero.

Da molti anni ormai il gioco serio è considerato una valida integrazione nelle attività di formazione: offre l’opportunità di divertirsi e riflettere da un’altra prospettiva sui contenuti da approfondire nel programma di lavoro e favorisce lo storytelling che rafforza il lavoro del team.

I test psicologici permettono al partecipante di comprendere il proprio grado di sviluppo delle diverse soft skills, supportando il percorso di formazione del singolo e del gruppo di cui fa parte.

Questo strumento si basa sulla simulazione di situazioni che hanno attinenza con il contesto di lavoro reale. È strutturato in modo da coinvolgere dal punto di vista emozionale chi vi partecipa, stimolando tanto la capacità dei partecipanti di immedesimarsi con le altre persone coinvolte quanto quella di apprendere.

Il circle time è un momento speciale della formazione in cui non ci sono tavoli, ma solo una schiera di sedie in cerchio. Non ci sono valutazioni delle prestazioni cognitive, ma solo riflessioni e domande comuni accompagnate e guidate da un ascolto non giudicante.

Questo strumento è molto utile per il debriefing dopo le attività pratiche in aula e per le situazioni di brainstorming.

Uscire dai contesti classici di formazione al chiuso e mettersi alla prova con attività sfidanti e di teamwork accende le emozioni, ha effetti energizzanti e promuove lo storytelling di gruppo.

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